Pàrodos (Italiano)


Dopo averli visti Live all’Ink Metal Meeting a Terlizzi (BA) a Giugno, e dopo aver avuto l’onore di recensire (in anteprima italiana) il loro ottimo “Catharsis”, abbiamo raggiunto la band salernitana su Facebook per rivolgere loro qualche domanda riguardo il disco e la band stessa.
Buona lettura!

Antonio: Ciao ragazzi, e benvenuti sul Metallicomio! Prima di iniziare, presentatevi pure ai nostri lettori!

Giovanni: Ciao a tutti e grazie per lo spazio e l’attenzione concessi! Párodos è un progetto che nasce nel 2015, a Salerno, da un’idea di Giovanni “Hybris” Costabile (tastiere e sintetizzatori), condivisa con Gianpiero “Orion” Sica (basso), Francesco “Oudeis” Del Vecchio (chitarre), Marco “M” Alfieri (voce) e Daniele “Ephaistos” Ippolito alla batteria, in seguito sostituito da Alessandro “Okeanos” Martellone nell’attuale line-up.

Qual è la vostra ideologia? Cosa vi ha spinto a mettere su i Pàrodos?

Come scritto in precedenza, l’idea in fase embrionale è partita da me: da diverso tempo avevo in mente una proposta che combinasse sonorità moderne, sulla scia dell’avantgarde e del post-black di matrice fondamentalmente europea, e una struttura melodica con tastiere molto presenti. Ho trovato in Gianpiero Sica, Francesco Del Vecchio e Daniele Ippolito l’entusiasmo giusto e la voglia di seguire questa strada, e da lì è iniziato tutto. In seguito, quando Daniele è stato costretto per motivi personali a lasciare la band, Alessandro è subentrato con lo stesso spirito, il che non è mai scontato. 


Sin dal primo ascolto (e come detto anche da te prima), nel vostro disco si percepisce una forte componente avanguardistica. Quali sono le vostre ispirazioni?

Beh, impossibile non citare gli Arcturus: gli argonauti norvegesi dello spazio sono sempre stati una fonte di ispirazione e di ammirazione, per tutti noi. Nel nostro sound si ritrovano sicuramente rimandi a quell’impostazione, per quanto non eccessivamente marcati (soprattutto nelle linee vocali), insieme a un riffing più oscuro, sulla scia di band come Fen, Enslaved e Deathspell Omega, e con la ricerca di aperture melodiche caratteristiche di band come gli Alcest, o i LesDiscrets.

Le parti narrate da dove provengono? E soprattutto, cosa volete comunicare all’ascoltatore attraverso i testi?

Catharsis” è stato concepito come la metafora di un viaggio attraverso le sofferenze e la “tragedia” dell’esistenza umana di ognuno di noi, in quanto l’album è stato composto in un periodo molto particolare della nostra vita, sconvolta dalla perdita di una persona carissima a cui tutto l’album è dedicato. I testi sono, pertanto, tutti collegati a questo parallelismo tra la nostra musica e la tragedia umana (Párodos altro non è che il primo canto del coro nelle tragedie greche, con cui i coreuti si rivolgono al pubblico, introducendo la narrazione). Le parti narrate sono quindi una sorta di trait d’union tra la musica e l’ascoltatore, momenti di respiro e riflessione per interiorizzare al meglio il percorso intrapreso con l’ascolto e il viaggio verso la purificazione finale dell’animo. 


Raccontateci come sono nate le collaborazioni che troviamo in “Catharsis”, che presenta senza ombra di dubbio ospiti di un certo livello!

Può sembrare senza dubbio curioso, ma l’idea delle collaborazioni è nata durante le riprese di chitarra al Kick Recording Studio, laddove il nostro produttore Marco Mastrobuono ci ha prospettato l’eventualità di contattare Massimiliano Pagliuso dei Novembre per l’unico assolo del disco, quello di “Black Cross”. Tra un misto di entusiasmo e incredulità, Massimiliano ha accettato (ed è stato un grande onore averlo anche con noi in studio), e da lì sono poi nate le collaborazioni con Francesco Ferrini dei FleshgodApocalypse (con cui avevamo avuto modo di suonare a Napoli in occasione della data di chiusura italiana del King Tour), con Elisabetta Marchetti dei Riti Occulti e altre guests che i curiosi e gli interessati potranno leggere sul booklet di “Catharsis”.

La copertina cosa rappresenta? Ci sono messaggi nascosti che l’ascoltatore deve cercare?

La copertina è il fiore all’occhiello del concept grafico della band, logo incluso, ad opera di Francesco Gemelli, nome che non necessita di presentazioni. I soggetti sono chiari e definiti, ovviamente carichi del senso metaforico che pervade tutto il disco: il portale è l’ingresso, l’inizio del viaggio, la soglia che invitiamo a varcare. Le figure che accompagnano nel cammino sono appositamente coperte da un velo: possono essere la vita e la morte, la gioia e il dolore, la disperazione e la speranza. Tutto quello che, chi si ritroverà il disco tra le mani, sentirà nel suo animo guardando l’immagine e scegliendo di intraprendere il nostro percorso musicale.

Cosa prevede il futuro dei Pàrodos? Quali sono i piani, una volta che il disco sarà nei negozi?

Al momento siamo concentrati sulla preparazione delle prossime date, il 28 ottobre al Mumble Rumble di Salerno per il Release Party ufficiale di “Catharsis”, insieme ai Disturbia e La Janara (band validissime che consiglio a tutti di ascoltare), e il Cult of Parthenope Black Metal Fest del 4 Novembre al Crash di Pozzuoli, Napoli. Serate importanti per noi perché saranno il preludio del tour europeo di supporto a SCUORN, dal 9 al 19 novembre, che partirà dalla Svizzera e terminerà in Croazia. In tutto questo, siamo al lavoro su nuovi brani che andranno a comporre il prossimo full-lenght, il cuiconcept è ancora da sviluppare. Inoltre nel 2018 continueremo a proporre “Catharsis” dal vivo in una serie di date lungo lo stivale. Insomma, ci saranno ancora molte sorprese e faremo ancora parlare di noi, non abbiamo alcuna intenzione di stare con le mani in mano!






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